domenica 2 giugno 2013

Freccia del Lario vII

Anche quest'anno è arrivato giugno e come l'anno scorso è arrivato il momento del giro del lago di como. Come l'anno scorso la gita è organizzata per bici fisse, ma c'è sempre tolleranza. Quindi bici da corsa e via, anche 180km sono sempre 180 km.




Questo il percorso di Quest'anno: Colico - Lecco - Bellagio - Como - Colico - Morbegno.

Come sempre il pezzo più gradito è quello del trangolo Lariano, con poco traffico e degli scorci paurosi. Rilassanti zig-zag di fianco al lago e strappetti che fanno male.

C'è chi va forte e chi va piano, quindi per non perdersi del tutto facciamo degli stop per raggrupparci, il primo a Lecco, anche se io Fabri Paolo e Trezi lo saltiamo, dato che andiamo piano e le gambe girano ancora bene. Prima di Bellagio infatti ci hanno già ripreso tutti e ci ricompattiamo a Como, dove ci rifocilliamo con una media chiara (inalienabile diritto del ciclista) e un toast.

Una mezz'ora e si riparte fra le ville affacciate sul lago e i turisti della domenica per poi fare un'altra breve sosta a Menaggio. Appena prima di entrare in paese arrivano per me dei fastidiossissimi crampi che mi costringono a mettere il piede per terra, ma una coca-cola sistema tutto. Quindi 10 minuti e si riparte. Da qui parte una serie infinita di tunnel, che grazie a qualche buon anima possono essere aggirati su una meravigliosa ciclabile in riva al lago.

I chilometri si fanno sentire e quindi ci concediamo una brevissima pausa a Gera Lario, alla fine del lago. Poi qualche chilometro con il vento in faccia e siamo di nuovo a Colico, da dove, seguendo l'Adda su una ciclabile in mezzo ai campi arriviamo finalmente a Morbegno.


L'accoglienza organizzata dai Valtellinesi è, se possibile, ancora migliore dell'anno scorso. Si arriva al Morborock, dove ci aspettano le borse, una doccia e soprattutto il famigerato Misultin con polenta.



 E come sempre dopo la fatica, tutti seduti a un tavolaccio di legno, sfamati e dissetati già si ricorda con piacere la giornata e si fanno pazzi progetti per i prossimi "giretti" consapevoli che l'importante non sono i kilometri o le salite, ma pedalare con la solita bella gente.

Grazie a tutti quelli che hanno pedalato, e soprattutto a quelli che hanno organizzato, convincendoci ancora una volta a saltare fuori dal letto alle 6 l'unico giorno che si poteva dormire, per poter arrivare felici la sera...

domenica 7 aprile 2013

Lodi-Lecco-Lodi -> Epic fail and epic win

L'idea per questo weekend era inizianlmente fare la prima randonne dell'anno. Una 300km senza troppo dislivello per scaldare un po le gambe e vedere se.i miei progetti hanno senso o no. Poi la telefonata del buon Tony e la conseguente convocazione nell'oltrepo per prendere il vino mi convince a cambiare i piani. Anticipiamo di un giorno la pedalata e proviamo questi 170km da Lodi-Lecco-Lodi su strade bianche.

L'arrivo a Lodi mi lascia perplesso, sembra di essere a novembre in Scozia. Freddo umido e nebbia.

Per fortuna si parte quasi subito e ci inizia a scaldare. Dopo un km sto bene, ma devo togliere gli occhiali che hanno sopra un velo d'acqua anche se non piove. Si fanno le solite chiacchiere e poi Damiano comunica che ci siamo, inizia lo sterrato vero. Che dopo un mese di piogge è un vero disastro. Perdo subito tutti e sono un po perplesso, ma una volta sporcate le scarpe e presaci la mano diventa divertente, anche se certo un ciclocross o una mountainbike si sarebbero trovate meglio del mio fido e instancabile pelizzoli.

Dopo quella che mi sembra un'eternità e due km su un sentiero veramente stretto e paludoso sbuchiamo a Cassano. Siamo rimasti in tre, io Ela e un altro temerario di cui purtroppo non ricordo il nome, che dopo una rapida colazione ci saluta e si rincammina verso Lodi. Io ed Ela decidiamo di continuare, la strada da qui in poi dovrebbe essere un po meglio. E cosi per fortuna è!

Km dopo km, pozzanghera dopo pozzanghera arriviamo fino a Imbersago (luogo dove peraltro si trova un bellissimo traghetto progettato da Leonardo da Vinci e tutt'oggi funzionante) e guardandoci in faccia decidiamo che siamo a posto cosi, ad andare oltre non ce la faremmo. Quindi pausa, birretta e aspettiamo i primi che staranno già tornando. Infatti spuntano poco dopo e ripartiamo con loro verso casa.

Dopo neanche 5km ci hanno seminato di nuovo e io ed Ela riprendiamo la nostra andatura da cicloturismo pieno fino a Lodi dove troviamo un accoglienza fantastica a base di pasta, pollo arrosto e patate accompagnate dall'ottima birra dell'autoctono birrificio Brewfist.

Peccato non essere riusciti a fare il giro completo, forse col fondo piú asciutto, forse con la bici giustw, forse con... Ma alla non è importante perchè la cosa bella è esserci stati, aver pedalato e faticato in mezzo a vecchi e nuovi amici per ritrovarsi poi con qualche ricordo in piú attorno a un tavolo dove l'ultimo è stato bravo come il primo e l'unica cosa che conta è essersi divertiti.

Grazie a tutti quelli che c'erano, ai ragazzi di Lodi con la loro solita stupenda organizzazione e ad Ela con cui ho pedalato tutto il giorno. E un "brava" speciale perchè nonstante la bici da.eroica non proprio ottimale per le condizioni non ha mai mollato.

Ecco le poche foto che ho recuperato:

lunedì 20 agosto 2012

Via delle Bocchette - Sentiero Benini


Questo fine settimana abbiamo approfittato dei due giorni di riposo di Giulia per andare in montagna. Meta le Bocchette del Brenta, sopra Madonna di Campiglio.


Ci sarebbe piaciuto attraversarle tutte, ma un po visto il poco tempo a disposizione e soprattutto vista la nostra scarsa preparazione fisica (ho un mal di gambe PAZZESCO!) abbiamo optato per percorrere solo il primo tratto. Partenza dal passo del Grostè, raggiungibile con l'omonimo cabinovia da Madonna di Campiglio), seguendo la via Ferrata Alfredo Benini per arrivare al rifugio Tuckett, pernottamento in loco e discesa il giorno seguente per la via normale al Grostè.

martedì 31 luglio 2012

Le mie salite

Oggi fa caldo... Dovrei lavorare ma non ne ho troppa voglia, e ripenso alle salite di quest'anno. Tante e belle, tante già fatte e qualcuna in mente per quest'estate... Ho deciso di fare un'elenco di quelle fatte finora:

Ghisallo da Erba - 16,7 km - 469 m - 2,8%
Ghisallo da Bellagio - 10,6 km - 552 m - 5,2%
Penice da le Moline - 23,1 km - 1055 m - 4,6%
Penice da Bobbio - 13,7 km - 1174 m - 7%
Passo del Turchino da Ovada - 25,8 km - 373m - 1,4%
Passo Giovio da Varazze - 37,8 km - 784 m  - 2,07%
Piccolo San Bernardo da La Thuile - 23,5 km - 1184 m - 5%
Cormet De Roselend da Bourg Saint-Maurice- 19,5 km - 1154 - 6%
Saisies da Beaufort - 14,3 km - 856 m - 6%
Col de la Forclaz da Le Chatelard - 7,5 km - 434 m - 5,8% 
Col Montets da Chamonix - 11,7km - 384 m - 3,3%
Simplonpass da Briga - 24 km - 1324 m - 5,5%
Monte Barro da Sala al Barro - 6,8 km - 482 m - 7,1%

Alcune (poche) le ho affrontate da sole, altre assieme. Ora ci ripenso e penso di essermi goduto ogni singola pedalata della tante che mi hanno portato a percorrere 235km e 10.225 m di dislivello. Ora l'ho scritto e non so che farmene... Magari qualcuno si pianificherà un bel giretto prendendo spunto da qui...

Io già mi sto progettando 4 giorni da girovago in cui vorrei andare a scoprire quei passi, tre in particolare, che hanno fatto e continuano a fare, la storia del ciclismo... Ma arriverà per loro un post dedicato...

lunedì 25 giugno 2012

Tour Blanc Rando

Alla fine il momento è arrivato. Ho deciso di provare una 600 e già che ci siamo perchè non partire in bellezza con la più dura? Il Tour Blanc Rando- La sfida delle Alpi.  Così questo week end ho impacchettato la bici e sono partito per Biella.



All'iscrizione ci sono due opzioni, il brevetto da 50 ore con partenza venerdì alle 10.00 e quello da 40 ore con partenza sabato alle 8.00. Mi iscrivo alla 50 ore e partiamo.


Siamo circa una quarantina e appena si inizia a salire sulla serra di Ivrea una nutrito gruppetto inizia a tirare e mi accodo. Inizia la discesa e come al solito perdo un po di terreno ma riesco a tornare assieme a tutti. Entrando in Valdaosta troviamo vento contrario, ma i ragazzi davanti hanno proprio una bella gamba e ci tirano in leggera salita sui 32/33 km/h senza dare segni di cedimento. Verso l'1.30 entriamo ad Aosta e troviamo un circolo Arci aperto, con ottima musica blues, dove beviamo un caffè e vorrei una cocacola ma non ce l'hanno e mi propongono una bibita al guaranà. Accetto e ripartiamo. La bibita si rivela un errore e dopo una decina di chilometri mi si pianta sullo stomaco e su questa leggera salita pedo tutti e riesco a malapena a tenere i 15 km/h. Passo davanti a una fermata dell'autobus e decido di fare un riposino perchè andare avanti così è inutile.


Dopo 40 minuti mi sveglio infreddolito e riparto dopo aver mangiato un pezzo di torta sacher (senza glassa) che Giulia mi ha preparato apposta per l'occasione. Alle 5 finalmente arrivo all'attacco della salita del Piccolo San Bernardo dove incontro Carlo (che da qui in poi sarà il mio compagno di viaggio) a una fontana. Iniziamo a salire sui questi tornanti non troppo ripidi e ci godiamo le prime luci che spuntano da dietro il monte Bianco.


Il mio passo è più veloce di quello di Carlo e quindi vado un po avanti. Poco prima di La Thuile incontro un altro randonneur (che poi scopro chiamarsi Luca) che come noi arranca in salita. Lo saluto e procedo. La salita va via piacevole, il clima è fresco ma non troppo e a 10km dalla cima finalmente spunta il sole. Dal pendio di fianco alla strada c'è un camoscio che mi guarda stupito e il panormana è mozzafiato. Girata una curva vengo investito da un vento freddissimo che mi ghiaccia, ma per fortuna 50 metri più avanti c'è un rifugio che mi permetti di fermarmi al sole riparato dal vento e coprirmi. Mentro mi scaldo saluto Carlo che passa indifferente al freddo e al vento.




Gli ultimi 5 chilometri sono mozzafiato, pascoli e marmotte e la strada che non sale più tanto. Poi finalmente la cima.


Mi fermo giusto il tempo della foto di rito e di vestirmi con tutto quello che ho (completo antipioggia compreso) e mi lancio sulla discesa che in 30km mi porterà a Bourg-Saint-Maurice e al primo ristoro.


Quado arrivo giù non mi sento più le dita a forza di tirare le leve e i freni sono caldi, ma per fortuna i panettieri sono già aperti e 4 croissant mi ristabiliscono e mi danno la forza di ripartire.

Ora ci aspettano il Cormet de Roselend e il Col de Saisies, due colli storici del Tour de France e sono un po preoccupato. Carlo e Luca si sono già avviati, così parto da solo e inizio a salire col mio passo. Il Cormet è bellissimo, i primi dieci chilometri fra l'8 e il 9% ti spaccano le gambe, poi spiana in una valle da sogno una 20 di camperisti bivaccano, e rinizia a salire. Ritrovo Carlo e Luca sulla salita e in cima mi fermo ad aspettarli. Partiamo in discesa e poco dopo ci fermiamo in un rifugio con vista mozzafiato sul lago a mangiare qualcosa, mentre Luca tira dritto. Poi via di nuovo. Altra discesa che ci porta direttamente all'attacco del Saisies.




Non c'è un metro di piano fra questi due colli, sembra la strada formi una V e ripartiamo a salire. Il Saisies mi sembra non finire mai. Inizio a essere stanco e sono 15km al 9% senza pause. Salgo a 6-7 km/h e i tafani sembrano apprezzare il mio sapore perchè non mi danno un attimo di tregua. Finalmente arriva la cima e trovo Luca seduto al bar con Mariano (altro randonner nel pieno del fulgore dei suoi 69 anni!) a bere una birra. Passano 5 minuti e si unisce anche Carlo, finite le bevande si parte in discesa fino a Megeve, da dove poi si salirà a Chamonix. Appena rinizia la salita la mia catena inizia cigolare e scricchiolare, Carlo mi offre un po d'olio ma mentre lo mettiamo vediamo che si è aperta una maglia. Merda. Proviamo a sistemarla ma il mio smagliacatena si rifiuta di collaborare. Entrati in paese mi ferma da in un negozio e dico agli altri di proseguire. Un ragazzo gentilissimo mi toglie la maglia mentre chiacchieriamo del giro che sto facendo e non fa pagare niente. Per ringraziarlo vado al bar di fronte e gli porto una birra.

Riparto di nuovo da solo e fatico un po a trovare la strada che da St-Gervais-Les-Bains è veramente nascosta (c'è la superstrada solo per le auto) e sembra portare in qualche fattoria piuttosto che a Chamonix. Do fiducia al roadbook e la seguo, l'asfalto è pessimo e tanto per cambiare siamo in salita. Recupero il mio trio di compagni e li supero, sono stanco e voglio arrivare al ristoro di Trient il prima possibile. Su questa salita incontro un ragazzo con cui scambio due parole. Nel mio stentato francese capisco che abita sull'altro versante della valle e che sta andando a trovare la sua ragazza, l'autobus però costa troppo. Putroppo dopo poco più di 20 minuti lui si ferma, lo lascio alle sue gioie e proseguo.

Chamonix sembra non arrivare mai, poi finalmente eccola, terra di scalatori che mi riporta alla mente molti libri letti, vorrei fermarmi un po ma mi costringo a tirare dritto, in fondo mancano solo 25 km al ristoro. Non ho però tenuto conto che mi aspetta ancora il Col du Montet prima di arrivarci. Sull'altimetria sembra poca roba, ma mentre salgo mi sembra infinito. Arrivo in cima alle 7.30 di sera e non c'è più il sole, infilo la giacca e parto in discesa, ho freddo ma non go voglia di fermarmi per mettere i pantaloni, voglio solo arrivare al ristoro in fondo alla discesa. Passo la frontiera con la svizzera, un paesino minuscolo mi sfreccia di fianco e finalmente sono in fondo. Solo che non c'è niente. Attorno solo montagne e mi prende la disperazione, non è che era quel paesino di prima? Arriva un westaflia sgangherato e lo fermo per chiedere indicazione. I due ragazzi tedeschi che ci sono sopra non ne hanno idea, ma controllato il GPS mi dicono che è avanti 3 km. Li ringrazio come se mi avessero salvato la vita e riparto.

Il ristoro è pieno di Randonneuer, alcuni dormono, alcuni mangiano e alcuni si preparano a ripartire. Io sono sconvolto. Fumo una sigaretta e pianifico cosa fare, nel frattempo arrivano gli altri e decidiamo di mangiare, fare la doccia, dormire (ben 3 ore) e svegliarci all'1.30 per ripartire alle 2. Facciamo colazione, usciamo a preparare le bici e non troviamo più Luca. Torniamo dentro a cercalo e non lo troviamo neanche li. Pensiamo che sia partito e che lo ritroveremo strada facendo.

Appena ripartiti, per non perdere le buone abitudini, si inizia a salire il Col de Forclaz che, grazie al sonno, passa via facile. La discesa verso Martigny è mozzafiato, buia e ripida e vedi le luci della città 1000 metri più in basso. ora ci aspettano 70 km di piano fino a Briga che sembrano non finire mai, un camoscio (o qualcosa di simile) ci attraversa la strada davanti. Poco prima dell'alba siamo tutti in piena crisi di sonno, decidiamo quindi di concederci 10 minuti di sonno su una panchina. Risultato ci svegliamo un ora e mezza dopo. Saltiamo subito in sella e partiamo. Io sono preoccupato per il controllo, abbiamo 5 ore per fare i 40km che ancora ci separano da Briga e il Sempione.

In città i miei compagni tirano dritto, io mi fermo quel tanto che basta a svaligiare una Pasticceria mangiando 3 brioches e un quarto di torta alla crema per poi mettermi un panino in tasca e partire rinfrancato alla conquista del sempione. Ho 3 ore esatte per fare 25 km di salita. Mi sento stretto nei tempi quando imbocco la strada vecchia. Il primo pezzo è veramente dure 9-10% e non spiano per 9 km. Quando arrivo ad allacciarmi alla strada nuova (la vecchia fà saltare le prime gallerie altrimenti veramente brutte) trovo Carlo appena ripartito dopo una piccola pausa. Come sempre sale poco più piano quindi ci troveremo in cima.



Ripartiamo sulla lunghissima discesa del Sempione, Carlo come al solito mi stacca dopo 500 metri (in salita mi difendo, ma in discesa sono veramente lento!) e lo troverò dopo la dogana seduto a  mangiare un piatto di pasta in compagnia di un'altro amico Randonneur.


Da qui la strada è facile, tutto piano fino a Gravellona-Toce, ultima salitina sul Passo della Cremosina (mentre salgo penso che dopo quello che abbiamo fatto questo non si merita neanche tanto il nome di passo) e poi la discesa verso Biella.



Gli ultimi 10km in leggerissima salita non passano mai, poi finalmente l'arrivo e il piatto di pasta che ci era stato promesso prima della partenza.

Che dire, posti stupendi, panorami mozzafiato, salite spaccagambe e quella che piano piano sto scoprendo essere la solita bella gente delle Randonnee. Un giro che, se ne avrete la voglia e le gambe, mentre lo fate vi farà pesare ogni chilometro e vi lascierà impresso un ricordo veramente speciale. Oppure potrebbe diventare una stupenda settimana di cicloturismo, ecco il percorso secondo il gps di Carlo:

lunedì 14 maggio 2012

Rando 400: Corsico-Varazze-Corsico

Dopo tanto che ne parlavo, un po di preparazione, mia e della bici, ci siamo è arrivato il 12 maggio. Improrogabile data della mia randonnee.

Ho scelto come prima la 3° edizione della Randonne Carlo Galetti, per il percorso, vario e non troppo impegnativo e la comodità di partenza e arrivo. Mi trovo quindi alle 5 di sabato ad effettuare l'iscrizione alla sede dei Ciclisti Corsichesi assieme ad altre 71 persone.

   





















Alle 18.30 si parte, attraversando prima risaie e poi campi, su strade poco trafficate e accompagnati dal tramonto. I primi 110 km fino al primo controllo volano via senza problemi, viaggiando in gruppo a 33-34 km/h e alle 10.15 raggiungiamo il primo controllo a Villaromagnano. Un caffè al volo e si riparte. Sob, io volevo fumare una sigaretta ma di perdere il gruppo appena iniziata la notte non se ne parla.
































Passiamo Serravalle Scrivia e si inizia a Salire per Gavi, scendiamo a Ovada, la mia prima discesa di notte. Per fortuna siamo tanti e avere qualcuno davanti fa veramente comodo. Poi Masone e inizia la salita del Passo del Turchino, il gruppo si ferma a far pipi, io non me ne accorgo e mi ritrovo solo. La salita va via tranquilla, passo la galleria e mi fermo a coprirmi per la discesa. Arrivano altre 4 o 5 persone, c'è un rubinetto dell'acqua ma manca la maniglia. Per fortuna ho dietro la chiave regolabile e si riempiono le borracce. Mi becco subito il soprannome di idraulico. È l'1.40 e ci lanciamo sulla discesa verso Genova, dopo 3 curve sono tutti avanti e sono di nuovo da solo, ma la mia luce si rivela più che sufficiente e riesco a tenere i 35 km/h senza problemi. Passo Genova e mi dirigo verso Varazze fra i tipici saliscendi della riviera ligure. Alle 2.50 arrivo al controllo di Cogoleto, timbro e mi danno 2 panini, 2 barrette e una banana. Mi ferso mezz'ora, mangio, bevo un caffè e fumo una sigaretta.
 Un gruppetto di tre riparte, io sistemo le cose in borsa e li seguo 5 minuti dopo, fiducioso di ritrovarli prima di Varazze. Alla prima salita il deragliatore mi da qualche problema, e arrivati in cima si rifiuta di tornare sulla corona grossa. Mi fermo e lo sposto a mano. Scendo a Varazze, giro verso il Passo Giovio e quando inizia la salita provo a tornare sulla corona piccola, sento un crack pazzesco e la leva del cambio sembra non funzionare più. Ottimo. Mi fermo e sgancio il cavo, la catena passa sulla corona piccola e inizio la salita. Il posto sembra abbandonato dal mondo, 30km, quasi due ore senza vedere una luce o incontrare qualcuno.


Finalmente in cima mi fermo, tiro di nuovo e blocco il cavo del cambio, stavolta sulla corona grossa, e indosso pantaloni lunghi e giacca, la discesa fino ad Aqui Terme è lunga, l'alba sta spuntando e fa freddo. Alle prime luci mi ritrovo immerso nella natura su questa strada che scende veloce come l'acqua del fiume che ho di fianco. Alle 6 tocco il casco e mi cade la lampada frontale, torno a prenderla e mi accorgo che a 20 metri da me ci sono dei caprioli.




Putroppo non riesco a fotografarli e riparto, ancora 10km ad Aqui Terme, poi altri 20 fino a Carpeneto dove c'è l'ultimo controllo. Poco prima di entrare in paese incontro due persone ferme a togliersi la giacca a bordo strada e mi aggrego a loro. Appena inizia la salita di Cremolino il nostro gruppetto diventa di 5. Sono circa 6km di salita che mi sembrano mille perchè la catena è bloccata sulla corona grossa e non ne voglio sapere di fermarmi per spostare a mano il deragliatore. Finalmente arriviamo in cima e siamo al controllo.

 










Mangiamo qualche panino con una marmellata fantastica (che poi scopriamo essere stata fatta dal presidente dell'ASD Ciclisti Corsichesi) e il mio gruppo riparte subito, io li saluto e gli chiedo di lasciarmi un po di pasta all'arrivo. Dieci minuti di sonno su una panchina e sono nuovo. Riparto con due ragazzi, prendo una buca e perdo una borraccia. Li perdo. Fa niente, penso, ormai mancano solo 110 km di pianura, 4 ore e sono a casa.

Passo Casal Cermelli e trovo una brutta sorpresa, vento, forte, troppo forte. Fatico a tenere i 15 km/h e sono in piano completo, sono stanco e demotivato ma in qualche maniera riesco a tenere duro fino a Tortona, la supero e mentre sto pensando se mollare e prendere il treno mi sento chiamare dal bar. I 5 ragazzi, tutti fra i 60 e i 70 anni (complimenti!) che mi hanno accompagnato nel primi 150km. Ci ero passato di fianco e non li avevo neanche visti. Mi fermo 5 minuti i ripartiamo tutti assieme.

Cambio dopo cambio, viaggiano sui 17/18 km/h finalmente ci troviamo sulla ciclabile che da Pavia riporta a casa, o ormai mi sembra di essere arrivato.

Alla fine chiudo questi 400km in 20h e 50min a una media di 19,3 km/h. Sono entusiasta, prima di partire mi ero detto, se la finisco sono contento, sa la finisco in meno di 24h sono contentissimo. L'ho fatta in poco meno di 21. Cosa chiedere di più?

Ora sistemerò la bici e sto già pensando a una 600... Chissà come andrà!
Intanto, qui c'è il percorso:
E qui delle foto che mi ero riproposto di autofarmi per vedere il cambiare delle mie espressioni.

martedì 1 maggio 2012

Il mio Penice

Il primo maggio, inaspettato giorno di libertà infrasettimanale. Decido di fare un test per vedere se la randonnee che mi sono riproposto di fare (420km da Milano a Varazze e ritorno) è cosa fattibile o è costretta a rimanere un idea.

Cercando un percorso che mi porti a fare un po di strada ma soprattutto qualche bella salita in previsione del Turchino mi viene in mente il Passo del Penice, fra Bobbio, Piancenza e Voghera, ambita meta di motociclisti.

È finalmente il momento, sono 4.30 della mattina e attraverso una milano buia e deserta per imboccare via Ripamonti, che passata Opera mi porta a imboccare la SS412 della Val Tidone che mi accompagnerà tutta la mattina. Finalmente le luci della città spariscono alle mie spalle e posso pedalare un po al buio per provare il mio impianto luci. Direi che va tutto bene, una luce attaccata al casco farebbe comodo per leggere cartelli e contachilometri, ma per il momento sono costretto a farne a meno. Passati neanche una 20ina di chilometri una macchina che passa in senso contrario con gli abbaglianti accesi mi distra e finisco dentro una voragine nell'asfalto, niente di grave ma ho bucato la ruota posteriore. Per incoraggiarmi inizia a piovere. Tolgo dal portapacchi pantaloni e giacca impermeabili, li metto e cambio camera d'aria.

Riparto con i primi chiarori dell'alba, un po mi dipiace, avrei voluto pedalare di più al buio per farci un po l'abitudine, ma l'atmosfera è fantastica, mi sento da solo nella bassa padana, la nebbiolina sale dai campi e sono accompagnato dagli aironi cinerini a bordo strada. La strada fino a Castel San Giovanni e il ponte sul Po, ormai familiare, passano tranquilli. Per fortuna smette di piovere.

Alle 8 e qualcosa sorpasso finalmente Pianello Val Tidone e la strada, finora rettilinea, inizia a seguire il profilo dolce delle colline, accompagnandomi fino a un bivio che indica il Penice a destra e Bobbio a sinistra. Seguo le indicazioni per la cittadina romagnola e inizia la prima salita. Attraversando l'appennino piacentino, mi godo ogni solitaria pedalata di questi 30 km di salita, fino a scollinare e ricongiungermi alla SS461 del Passo del Penice. Senza indugi mi lancio in discesa verso la mia meta. La prossima volta prima di lanciarmi come un falco magari mi ricordere un antivento, sono arrivato in paese quasi congelato, ma un caffè americano e una brioche mi risistemano.

Ho già pedalato 110 km, ed è il momento di ripartire, mangio una barretta energetica e mi avvio nella risalita del Penice, un signore della panchina mi consiglia di prenderla con calma che è lungo e ripido. Appena uscito dal centro abitato il primo cartello, Passo del Penice 16km. Sono da subito sulla corona piccola che giro dopo giro dopo giro mi solleva fra campi verdi e girasoli fino a un bosco in prossimità della cima. Sono salito di quasi 1000m e il cambio di temperatura si fa sentire. Affronto l'ultimo tornante e finalmente si scollina. È mezzogiorno passato e ne approfitto per un panino con la pancetta nel rifugio. Mentre mangio ricomincia a piovere e ho davanti 40km di discesa. Apro lo zaino e scopro che non è impermeabile come credevo, rassegnato indosso tutti i miei umili e umidi averi e si parte. Dopo due chilometri vorrei aver portato i guanti invernali, poi finalmente la discesa finisce e mi spoglio.

Ormai sono a Voghera e mancano solo 70km a Milano, mangio una banana e di buona lena mi avvio verso Pavia, dove sbaglio un incrocio e finisco in tangenziale, smadonnando un po riesco a uscirne e dopo essermi perso altre 3 volte a trovare la ciclabile che mi riporterà a Milano. Ormai ho 200km nelle gambe e inizio a sentirli. Spero di incontrare una delle solite comitive di ciclisti che normalmente affollano questa strada ma invece trovo ancora un po di pioggia. Pavia non mi è mai sembrata tanto lontana, ma finalmente raggiungo il bivio di Assago e gli ultimi 10km quasi non li sento neanche, già pregusto la doccia.

Alle 5.30 entro finalmente in casa, dopo 13 ore spese a girovagare e per fortuna c'è Giulia che mi sorride, come davanti a un bambino che ha fatto la sua solita cretinata.

Nonstante la foratura, la pioggia e le salite le gambe stanno bene, il giro mi lascia un ricordo bellissimo, quasi di selvaggio, anche grazie alle pochissime persone incontrate in questo piovose primo maggio. Le gambe stanno tutto sommato bene e mi lasciano un po più tranquillo sui molti km che mi sono riproposto di percorrere fra due settimane, dentro di me ancora lontani perchè domenica c'è la Milano-Torino in fissa e la mia testa è già li pronta a scattare dal velodromo Vigorelli alle 8.

Un po di foto del giro:














Enjoy Your Ride!