martedì 1 maggio 2012

Il mio Penice

Il primo maggio, inaspettato giorno di libertà infrasettimanale. Decido di fare un test per vedere se la randonnee che mi sono riproposto di fare (420km da Milano a Varazze e ritorno) è cosa fattibile o è costretta a rimanere un idea.

Cercando un percorso che mi porti a fare un po di strada ma soprattutto qualche bella salita in previsione del Turchino mi viene in mente il Passo del Penice, fra Bobbio, Piancenza e Voghera, ambita meta di motociclisti.

È finalmente il momento, sono 4.30 della mattina e attraverso una milano buia e deserta per imboccare via Ripamonti, che passata Opera mi porta a imboccare la SS412 della Val Tidone che mi accompagnerà tutta la mattina. Finalmente le luci della città spariscono alle mie spalle e posso pedalare un po al buio per provare il mio impianto luci. Direi che va tutto bene, una luce attaccata al casco farebbe comodo per leggere cartelli e contachilometri, ma per il momento sono costretto a farne a meno. Passati neanche una 20ina di chilometri una macchina che passa in senso contrario con gli abbaglianti accesi mi distra e finisco dentro una voragine nell'asfalto, niente di grave ma ho bucato la ruota posteriore. Per incoraggiarmi inizia a piovere. Tolgo dal portapacchi pantaloni e giacca impermeabili, li metto e cambio camera d'aria.

Riparto con i primi chiarori dell'alba, un po mi dipiace, avrei voluto pedalare di più al buio per farci un po l'abitudine, ma l'atmosfera è fantastica, mi sento da solo nella bassa padana, la nebbiolina sale dai campi e sono accompagnato dagli aironi cinerini a bordo strada. La strada fino a Castel San Giovanni e il ponte sul Po, ormai familiare, passano tranquilli. Per fortuna smette di piovere.

Alle 8 e qualcosa sorpasso finalmente Pianello Val Tidone e la strada, finora rettilinea, inizia a seguire il profilo dolce delle colline, accompagnandomi fino a un bivio che indica il Penice a destra e Bobbio a sinistra. Seguo le indicazioni per la cittadina romagnola e inizia la prima salita. Attraversando l'appennino piacentino, mi godo ogni solitaria pedalata di questi 30 km di salita, fino a scollinare e ricongiungermi alla SS461 del Passo del Penice. Senza indugi mi lancio in discesa verso la mia meta. La prossima volta prima di lanciarmi come un falco magari mi ricordere un antivento, sono arrivato in paese quasi congelato, ma un caffè americano e una brioche mi risistemano.

Ho già pedalato 110 km, ed è il momento di ripartire, mangio una barretta energetica e mi avvio nella risalita del Penice, un signore della panchina mi consiglia di prenderla con calma che è lungo e ripido. Appena uscito dal centro abitato il primo cartello, Passo del Penice 16km. Sono da subito sulla corona piccola che giro dopo giro dopo giro mi solleva fra campi verdi e girasoli fino a un bosco in prossimità della cima. Sono salito di quasi 1000m e il cambio di temperatura si fa sentire. Affronto l'ultimo tornante e finalmente si scollina. È mezzogiorno passato e ne approfitto per un panino con la pancetta nel rifugio. Mentre mangio ricomincia a piovere e ho davanti 40km di discesa. Apro lo zaino e scopro che non è impermeabile come credevo, rassegnato indosso tutti i miei umili e umidi averi e si parte. Dopo due chilometri vorrei aver portato i guanti invernali, poi finalmente la discesa finisce e mi spoglio.

Ormai sono a Voghera e mancano solo 70km a Milano, mangio una banana e di buona lena mi avvio verso Pavia, dove sbaglio un incrocio e finisco in tangenziale, smadonnando un po riesco a uscirne e dopo essermi perso altre 3 volte a trovare la ciclabile che mi riporterà a Milano. Ormai ho 200km nelle gambe e inizio a sentirli. Spero di incontrare una delle solite comitive di ciclisti che normalmente affollano questa strada ma invece trovo ancora un po di pioggia. Pavia non mi è mai sembrata tanto lontana, ma finalmente raggiungo il bivio di Assago e gli ultimi 10km quasi non li sento neanche, già pregusto la doccia.

Alle 5.30 entro finalmente in casa, dopo 13 ore spese a girovagare e per fortuna c'è Giulia che mi sorride, come davanti a un bambino che ha fatto la sua solita cretinata.

Nonstante la foratura, la pioggia e le salite le gambe stanno bene, il giro mi lascia un ricordo bellissimo, quasi di selvaggio, anche grazie alle pochissime persone incontrate in questo piovose primo maggio. Le gambe stanno tutto sommato bene e mi lasciano un po più tranquillo sui molti km che mi sono riproposto di percorrere fra due settimane, dentro di me ancora lontani perchè domenica c'è la Milano-Torino in fissa e la mia testa è già li pronta a scattare dal velodromo Vigorelli alle 8.

Un po di foto del giro:














Enjoy Your Ride!

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